Ogni tanto bisogna fermarsi e riflettere, almeno i saggi che ho conosciuto nella mia vita mi hanno sempre consigliato così, ogni tanto bisogna analizzare darsi del tempo per capire e mai come ora io credo molti di noi ne abbiamo bisogno.
E così mi sono fermato, a modo mio cioè non sono andato a vedere “nuovi territori alluvionati” per aggiornare questo diario, anche per non renderlo una fredda lista non è il mio scopo, ma ho ripercorso luoghi già visti e mi sono fermato ad osservare anche luoghi che hanno qualcosa da raccontare, anche se spesso sono di passaggio e non riusciamo a prestargli attenzione perché presi dal traffico o dalla quotidianità.
Una mattina vado al chiosco di Valeria a Massa Lombarda per darle una mano, essendo un giorno feriale da Lugo bisogna passare per il ponte di Ca’ di Lugo, frazione del Comune, perché sulla San Vitale all’altezza della martoriata Sant’Agata il ponte sul Santerno è chiuso per il ripristino dell’argine, le due località condividono lo stesso fiume. Quella mattina dico a Valeria di parcheggiare sul ponte, lei mi guarda strano ma sa che quando devo fare una foto è prioritario e dato che ama l’arte accetta di assecondarmi, e così incastriamo il furgone e scendo.
Anche lì l’argine aveva ceduto non tantissimo perché in pochi giorni è stato riparato, si vede dalla “terra nuova” che si differenzia dall’erba, ma tanto è bastato per allagare San Lorenzo la frazione di Lugo, mentre sto scattando penso alle parole di certi amministratori, i quali subito dopo la prima emergenza, appena l’acqua era andata via, si erano affrettati a dire che la manutenzione, gli sfalci e le eventuali scavi per ritornare al livello naturale del fiume non c’entravano con la tragedia, salvo poi nelle situazioni più gravi iniziare a tagliare gli alberi nei fiumi. Nonostante tutto ancora oggi non lo hanno ancora fatto da per tutto e qui sul ponte da entrambi i lati si vedono boschi all’interno del Santerno.
Guardo l’argine dal lato verso Lugo e penso: ”Ma se avesse ceduto dove c’è quella casa costruita dentro l’argine?” O l‘altra casa o l’altra infondo? Certo bisogna mettere a posto i fiumi, risistemare gli argini, farli anche meglio di prima, ma può bastare? Forse è arrivato il momento di ripensare il territorio, di fermarsi un attimo e pensare, analizzare come migliorare la situazione, anche prendendo decisioni impopolari, ma necessarie. Quando vivevo a Napoli ci fu l’emergenza Zone Rosse del Vesuvio, dato che è previsto un ritorno delle attività del gigante, si decise di spostare i cittadini e creare vie e bacini per la lava, abbattendo sia le case legali sia quelle abusive. Questa esperienza può insegnare qualcosa?
Martedì 27 giugno, il caldo è opprimente vorrei stare immerso ore in mare fino a diventare una medusa, ma bisogna lavorare e prima di andare da Valeria passo a vedere come se la passa la Libreria Alfabeta, che avevo visitato nell’immediato dopo alluvione. Fuori i libri alluvionati sono diminuiti notevolmente, la solidarietà è stata tanta, finalmente si può entrare. L’odore è forte, ma ormai chi vive qui lo riconosce subito: umidità mista a fango. Ovviamente porte e finestre spalancate i muri di devono asciugare, il pavimento di legno ha subito danni è irregolare “Vorrei tenerlo comunque per ricordare” mi dice Marinella, la quale sorride ancora ma sempre con un po' di preoccupazione.
Massimo sta mandando maledizioni al computer il software per le prenotazioni dei libri scolastici era lento e per loro ora è fondamentale che tutto vada bene per tenere su il negozio. Giro tra gli scaffali, sono tanti i libri salvati, anche se ovviamente rispetto a prima stanno in spazi più comodi, mi fermo nella sezione cinema che ha tante cose interessanti, ma poi vedo un libro di fotografie di Letizia Battaglia e non resisto, lo faccio mio. Parliamo un po', soldi e aiuti non sono arrivati ancora, in quel momento arriva la notizia della nomina del Commissario Figliuolo, Marinella è realista “Ci vuole tempo, speriamo di resistere, ma subito non si può fare molto”. Il tempo ancora, il tempo che adesso sarà un generale a scandire, non riusciamo a gestire in altro modo le emergenze.
Mi fermo sulla San Vitale, prima del posto di blocco, Lugo e limitrofi in questo periodo sono piene di vigili che vengono dalla Lombardia in aiuto dei colleghi della Bassa Romagna, fino alle 20.00 impediscono al traffico di passare sul ponte del Santerno di Sant’Agata, per non disturbare i mezzi al lavoro sull’argine. Non mi interessa questo al momento, ma il parcheggio vicino, qui vengono depositati i materiali edili, soprattutto terra e massi, per riparare l’argine danneggiato e adeguarlo alle norme attuali. Me lo spiegano degli operai e anche qui le domande sarebbero tante, ma ho già disturbato troppo quei lavoratori, me le tengo per me.
I cumuli hanno disegnato un paesaggio anomalo, mi ricorda la strada che facevo per andare in spiaggia in Calabria da bambino, dune di terra poi di sabbia enormi, ma non c’è il mare dopo, ci sono scavatrici operai che lavorano con un caldo tremendo e anche le officine intorno, che si sono salvate dall’acqua, ora sono assalite dalla polvere portata dal vento o dai grossi mezzi in movimento, bisogna portare pazienza mi dicono l’importante è fare il lavoro, sembra di stare in un film western. L’operaio di prima mentre si lava la faccia con una bottiglia di plastica, aumentando in me la sensazione di stare in un film di Leone, mi dice “il cumulo prima era più grande, ma ora arriveranno altri materiali, il lavoro è lungo da fare, per farlo bene ci vorrà tempo” speriamo di averlo pensa il sarcastico napoletano in me.