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IL MAFIOSO CHE È IN NOI

2024-07-23 07:30

Studio Iorio

Blog, mafia, stragi, falcone, borsellino,

IL MAFIOSO CHE È IN NOI

Come al solito non riesco a cavalcare il momento mediatico, non sono il tipo da argomento cotto e mangiato che oggi tanto va di moda nei media e sui...

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Come al solito non riesco a cavalcare il momento mediatico, non sono il tipo da argomento cotto e mangiato che oggi tanto va di moda nei media e sui social. Ho bisogno di riflettere, non riesco a fare “un contenuto” altra orrenda definizione dei post e video prodotti sul web, l’onda emotiva del momento ti porta a dire o delle banalità o delle ipocrisie e gli attentati di Capaci e via d’Amelio sono ormai vittime di queste parole vuote.

 

Nel 1992 compivo 10 anni, il 2 agosto, mio padre e mia madre all’epoca erano parte di quel popolo attivista della sinistra, allora anche se c’era già la divisione tra PDS e Rifondazione Comunista quel popolo restava unito, anche perché non riusciva a capire come mai si sciolse il PCI. A Napoli come nel resto d’Italia le manifestazioni contro la Mafia dopo la strage di Capaci avevano infuocato le piazze, anche la sezione del partito nel mio quartiere aveva partecipato, anche mia madre e mio padre erano andati e io mano nella mano con loro, ricordo i cori e tanta gente con le bandiere rosse, negli anni ‘80/’90 solo la Sinistra riusciva a dire un no netto alla Mafia, la Dc balbettava, era collusa e stava eclissando con una classe dirigente sporca e corrotta, ma anche nella sinistra si stava facendo pulizia dalla corruzione. Il PDS avrebbe commissariato il partito a Napoli affidandolo a Bassolino, futuro sindaco della città. All’epoca pensavamo che stesse arrivando anche il Rinascimento Napoletano, per Napoli, il Sud e l’Italia tutta credavamo all’arrivo di una primavera finalmente, invece erano eccezionali giorni di caldo autunnale, sarebbe arrivato un lungo inverno a Napoli finito solo nel 2011.

 

Poi arriva il 19 luglio, siamo in cucina nel dopo pranzo domenicale, sentiamo dalla tv della strage avvenuta in via D’Amelio, ricordo la faccia dei miei, soprattutto di mia madre affranta, sembrava finito tutto. Falcone e Borsellino avevano rappresentato quel cambiamento per una certa Italia, la Mafia la Camorra etc. si potevano combattere lo Stato stava lottando e con la caduta anche della DC si stava ripulendo dalle scorie, dalla politica corrotta, da quella macchina burocratica che facilitava sempre i furbi e i criminali. Le bombe sembravano aver cancellato tutto. 

 

Non era proprio così in realtà, le stragi provocano una reazione positiva, il popolo della Sinistra non molla, la lotta aumenta d’intensità perché lo Stato deve reagire. Ne sapeva qualcosa quel popolo, i Comunisti sono stati i primi a subire una strage mafiosa nel dopoguerra. Portella della Ginestra 1° maggio 1947, Sicilia, festa dei lavoratori, non abbiamo ancora la Costituzione in Italia, molti hanno paura che la Sinistra vinca le elezioni e inizia lì la strategia che vede componenti deviate dello Stato ancora fascista, Mafia e anche militari americani fare mattanza di lavoratori e militanti in festa nella Piana degli Albanesi. Lì nasce la nostra democrazia limitata e sotto osservazione di forze che impediranno in tutti i modi che la Sinistra anticapitalista governi.

 

Nel 1992 molti avevano detto basta, non sarà un’altra Portella della Ginestra, Falcone e Borsellino e la loro scorta saranno gli ultimi martiri di una guerra che si deve vincere, le manifestazioni erano infuocate, la polizia era con i manifestanti, al cinema usciva il film “La Scorta”, i magistrati erano eroi e modelli per i giovani. La voglia di cambiare era talmente forte che anche l’altra Italia sana, brava gente nonostante votasse per la DC, era scesa in piazza, la foto di Tony Gentile con Falcone e Borsellino sorridenti diventa un’icona di quelle piazze.

 

Con la Mafia non si accettano compromessi, cittadini del Nord ci cazziavano nelle interviste dei tg e dei programmi pomeridiani televisivi, al grido “Meridionali dovete dire di no alla Mafia” questo ci dicevano mentre già da anni al Nord la Mafia faceva parte anche della loro economia e non se ne erano accorti. O non hanno voluto vedere la foce del fiume di soldi.

Oltre alla Sinistra partitica arrivano nelle piazze i movimenti: ARCI, Libera, le Agende Rosse di Salvatore Borsellino etc. Le piazze sono sempre piene, ma si inizia a vedere qualche assenza, qualcuno che stava in quelle piazze ritiene Berlusconi votabile e che lo rappresenti in pieno, già si sapeva della P2, della Mafia, dello strano acquisto della villa sottratta a un’orfana, del cantiere di Milano2 dai finanziamenti oscuri. È stato l’inizio della fine.

 

Anche se all’inizio Forza Italia e Berlusconi erano con i magistrati sia dell’Antimafia sia di Mani Pulite, preso il potere iniziarono insieme al centro destra a combatterla, inizia il revisionismo storico dell’Italia, si fanno più chiari i rapporti tra Berlusconi e la Mafia, arrivano sentenze di condanna dove è scritto nero su bianco con le prove ciò che avvenne durante i governi DC, durante la strategia delle stragi, la condanna di Dell’Utri, la trattativa Stato-Mafia che è avvenuta come detto dallo stesso generale Mori. A tutto questo si reagisce con un plotone di giornalisti, giornali e media vari che invece cercavano di cancellare tutto ciò e sostituirlo con un’opinionismo d’interesse, i magistrati antimafia diventano criminali, come chiunque cerchi di indagare sul potere finanziario o politico, perché nel frattempo il potere non è più in mano alla politica, ma a gruppi finanziari, a grandi capitalisti italiani e non.

 

Nelle piazze antimafia il partito maggiore della sinistra inizia a scomparire, in crisi di identità ha cambiato vari nomi e il mutaforma non sa più cosa è, con i movimenti restano solo le bandiere rosse dei piccoli partiti, si resiste. Mentre in Parlamento quello stesso centro-sinistra invece di opporsi a tutto ciò che sta avvenendo, invece di combattere il revisionismo storico, quelle forze politiche dialogano sempre di più con quel centro-destra, prima nell’ombra e poi sempre di più alla luce.

 

L’Italia sana che sta con Falcone e Borsellino, che oggi è con Di Matteo, è più piccola del passato, ma c’è ancora e gli fa schifo l’aeroporto dedicato a Berlusconi, gli fa schifo vedere giornalisti che ancora negano in tv la Trattativa, gli fa schifo le manganellate nei cortei antimafia, gli fa schifo vedere sempre più cittadini che non ritengono più l’antimafia un qualcosa di necessario non solo in politica, ma nella vita di tutti i giorni.

 

Quel popolo resiste ed esiste ancora e oggi se andate su Google Maps e cercate “via D’Amelio 19 Palermo” li vedete fotografati davanti a quell’albero a tenere viva la memoria e la lotta, e io sto con loro, combatto la Mafia che è fuori e dentro di me, di noi.   


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