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LA MONTAGNA DA SCALARE

2023-09-04 12:48

Studio Iorio

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LA MONTAGNA DA SCALARE

“Voleva vedere l’acqua quando ha capito che essendo in collina l’acqua era tutta giù ha chiamato la sede e se n’è andata a Conselice” è uno dei tanti racc...

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“Voleva vedere l’acqua quando ha capito che essendo in collina l’acqua era tutta giù ha chiamato la sede e se n’è andata a Conselice” è uno dei tanti racconti che la sindaca Monica Rossi di Mercato Saraceno ci fa dei giorni dell’alluvione, questo aneddoto riguardava una giornalista della Rai, la quale era stata mandata lì per riprendere Mercato sotto acqua non tenendo conto del problema della gravità.

 

Lucia aveva trovato il contatto della sindaca, volevamo incontrarla perché tra i tanti paesi della collina Mercato Saraceno vanta una quantità notevole di crolli dovuti all’alluvione, i quali coinvolgendo tutte le arterie principali hanno di fatto quasi isolato del tutto il centro del paese con le frazioni di campagna, un problema che riguarda aziende e cittadini nello svolgere le loro attività. 

 

Così mercoledì 26 luglio, una giornata caldissima, partiamo per le colline cesenati pochi chilometri prima dell’arrivo già si vedono i primi cantieri stradali e deviazioni a causa dei danni dell’alluvione, come se fosse un anticipo, un assaggio di quello che avremmo visto dopo. Incontriamo Monica ci accoglie subito con un sorriso, ma ha il volto stanco segnato dalla fatica di questi mesi. Prendiamo l’auto comunale e mentre ci fa fare un giro ci parla della sua storia e di quello che sta facendo con alcuni giovani che ha voluto in giunta.

Mercato è un comune di circa 6mila abitanti, i giovani vanno via appena l’età glielo permette, così decidono come prima cosa di puntare sulla cultura e di rilanciare il turismo, e in effetti guardando dai finestrini dell’auto il paesaggio è stupendo anche per me che non amo la montagna e la campagna. Stonano purtroppo in questa immensa bellezza le ferite delle montagne, i crolli hanno lasciato dei pezzi grigi, visti da lontano, terreno che scivolando a valle ha modificato il profilo delle stesse, come può succedere a noi in viso dopo un incidente o una caduta, non saranno più come prima, si cureranno, la natura penserà a rigenerarsi, ma sono cambiate. Guardando dal punto di inizio di un paio di frane si vede il paese sotto, poteva quindi andare molto peggio viene da dirsi, stessa cosa la pensi quando vedi le case denudatesi di terra sfiorate dalle frane.

 

Il terreno è andato giù pure sotto le strade, fa impressione vedere interi pezzi di terra franati come se fosse ghiaccio sciolto, pezzi di asfalto staccati insieme agli alberi e materiali vari irriconoscibili ormai. Quello che è chiaro fin sa subito è il costo dei lavori, enorme perché non basterà semplicemente rimettere la terra al suo posto, bisogna far in modo che possa sostenere il peso dei veicoli, come prima, meglio di prima, perché non funziona come per la natura quelle strade devono tornare alla loro funzione, devono collegare i luoghi e le persone, ma non è solo per una questione di “economia”, ma anche per non far spegnere il paese, non costringere le persone ad andare via in città più grandi e meglio servite, la fragilità delle montagne è inversamente proporzionale alla popolazione che ci vive: meno persone la abitano, meno manutenzioni si fanno del territorio e più la montagna diventa pericolosa.

 

Lasciamo Monica alle sue attività ci siamo promessi di rivederci in autunno, lei spera che qualcosa si sia mosso e si inizi almeno la ricostruzione, lo speriamo anche noi a lei la forza di volontà di sicuro non manca.

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